giovedì 19 gennaio 2017

Lo shopping a distanza in casa Berti

Queste meraviglie le trovate anche Qui.

Una delle skills sviluppate con la fuorisedità (hey Treccani, qui c'è qualcuno che sforna neologismi a pioggia) è quella di fare shopping tramite terzi. Per terzi si può intendere chiunque ma nel mio caso i favolosi terzi sono i miei genitori. Da quando mi sono trasferita infatti si è stabilito un accordo non-scritto, per il quale se loro vedono qualcosa che mi piacerebbe particolarmente mi chiamano, consultano e spesso fanno un regalo. Non ho idea di come sia nata questa cosa, non sono stata morsa da un ragno radioattivo, ne sono caduta in un silos di vestiti radioattivi. Questa capacità è un istinto primordiale, che non ha avuto bisogno di regole contrattuali o formalizzazione alcuna. È successo e basta e sinceramente, mi trova molto favorevole. Logicamente non succede spesso, ma quando succede è grade festa nel regno. Tipo due giorni fa.

Mentre io ero (e sono tutt'ora) in pieno Winter Term, con la microbiologia che mi esce anche dagli occhi e il mio Amazing outfit è sempre la tuta-da-esame, i miei erano in centro a Firenze a girare per stradine e viuzze dove io andrei sempre, loro soltanto quando io non ci sono. Ovviamente. In questa circostanza, si sono imbattuti in un negozio favoloso e hanno deciso di fare la loro buona azione annuale.. Sempre quando non ci sono io, chiarramente. 

Finalmente avrò il mio capotto cammello.
The Hidden Forest Market è un nuovo negozio appena aperto che si trova in Via San Pancrazio 2R a Firenze, ma ha store dislocati a Bologna, Parma, Milano, Bergamo e Verona. Con uno stile mischiato tra l'hipster Londinese e il sono-vestito-figo-ma-fingo-di-non-farci-caso, The Hidden Forest Market sarà un attentato alle mie finanze quando rientrerò in patria, mentre, per il momento, mi affiderò ai famigerati terzi ed entrerà di diritto nelle mie Wish-lists, come questa.


Gli articoli che preferisco sono senza dubbio gonne, cappotti ed eco-pellicce e per adesso posso anche garantire sulla gentilezza dello staff. Un'altra caratteristica dello shopping tramite genitori è infatti, che spesso e volentieri io vengo messa in teleconferenza. Le commesse sono state adorabili e non è da tutti accettare le Skype calls di mio padre, che mi mette in diretta mentre sono in pigiama a studiare. Presentarsi sempre al meglio mi raccomando.


M.

martedì 17 gennaio 2017

December Trip: Torino


Dato che ormai sono abituata a fare valigie e prendere mezzi di trasporto di ogni sorta, ho approfittato del Natale per tornare a casa, ingozzarmi e ripartire per andarmene a Torino. Ci vado almeno due volte all'anno e la cosa che più mi sorprende è che ogni volta la città appare diversa. Certo, ci sono i suoi punti fissi, piazze e musei statici nella loro storicità ed eleganza, ma l'insieme è dinamico, fatto di piccoli grandi cambiamenti che si avvertono.

Questo Capodanno, tra un cenone e un brindisi, ho approfittato per vedere La Reggia di Venaria e il centro città di sera, con le Luci d'Artista a creare l'atmosfera giusta. Per quanto riguarda la Reggia, l'impatto è stato strano e il pensiero che si è formato nella mia mente quasi subito è stato: diffidare dell'Instagram. Sì, perché se ci si immagina la Reggia solo come una serie di corridoi bianchi e fashion blogger in posa, si cade in errore. E sì, io me la immaginavo così.

Una diapositiva di me che gioco alla piccola principessa.
La prima parte del museo è infatti ben lontana dall'idea di palazzo reale come si può avere se si è visto Versailles. Prima di entrare nelle stanze dei Savoia, il piano terra dell'edificio principale è adibito a museo, con tanto di video piuttosto inquietante in cui attori Piemontesi (tra cui Luciana Littizzetto e altre facce note) declamano battute da cui non si vede l'ora di fuggire. Se si scampa a questo inizio inquietante, però, l'interno del palazzo è bellissimo e i giardini, anche in inverno, molto suggestivi. I corridoi sono illuminati di luce naturale e si presentano con geometrie perfette e semplicità. Le stanze reali, invece sono piene di quadri e arazzi e stranamente piene di colori. In aggiunta, fuori e dentro il palazzo sculture moderne si incastrano nel panorama classico della Reggia. Il contrasto è strano ma non cozza affatto e la visita risulta particolare e interessante.

Dettagli di soffitti piuttosto belli.

Dovevo farlo.
Assolto il nostro dovere di intellettuali con la visita a palazzo e museo, non ci siamo sentiti in colpa ad abbassare il livello culturale ed andare al Neko Cat Café. Lì dove sono diventata un involontario divano per gatti mentre prendevo il tè, strano ma simpatico. Il caffè è in pieno centro e facilissimo da raggiungere e i gatti all'interno, non si fanno problemi ad arrampicassi sulle spalle dei clienti. Quello è il loro territorio e, una volta entrati, siete solo un altro giochino aggiunto all'arredamento. Che prime donne. 

Luci d'artista firmate Sailor Moon
Io, il tè e un felino comodo.
La visita a Torino è stata breve ma bella e finalmente ho ricominciato a fare foto (le trovate qui), cosa che ha quasi fatto venire un esaurimento nervoso a chi era con me. 

Ops.


M.

lunedì 26 dicembre 2016

Roast Dinner & Christmas Jumpers


Questa invece è Exeter, di cui trovate mille foto qui.

Poiché le calorie sono infide e bastarde, quest'anno, invece che con il giga-pranzo in madre patria, il Natale è iniziato con un cenone pre-natalizio. Il british cenone è stato voluto dalla mia famiglia acquisita in terra inglese. Infatti, fatta menzione di non aver mai scoppiato un cracker o mangiato un tipico roast dinner all'inglese, quest'anno i miei coinquilini in Beaumont Road hanno deciso che ingrassare era la retta via. E chi sono io per contravvenire alle tradizioni altrui?

Mentre la mia anima nazi-salutista con tendenze maniacali gridava allo scandalo e sperava che i maglioni fossero grandi abbastanza da coprire la ciccia, l'altro lato, quello goloso la zittiva malamente. E così alla mia lunga lisa di prime volte oltremanica ho potuto aggiungere quella del Roast dinner da "Love Actually". Non essendo mai stati una casa normale, però il cenone tradizionale è stato comunque anti-convezionale.  Essendo una casa strana, di coinquilini eccentrici e vegan-friendly, per accontentare tutti, il roast dinner è stato interamente vegano, ma non per questo meno buono, come dimostrano i jeans troppo stretti e il coma post-abbuffata. 

Infatti, di cibo ce n'era comunque abbastanza per sfamare un esercito, che noi studenti poveri ed affamati, non abbiamo fatto avanzare neanche per scherzo. Torte salate, sformati, tuberi arrostiti (ho assaggiato il parsnip, ancora non ho capito cosa sia) e il piatto principale: il Nut Roast, una specie di polpettone di castagne, anacardi, nocciole e quant'altro. Nessuno ha avuto da lamentarsi e alla fine, annaffiando tutto con il vino da 5£ di Tesco, abbiamo anche giocato a "Cards against Humanity" indossando maglioni di Natale le coroncine di carta come Bridget Jones. Un altro tick alla mia lista di cose da fare prima della fine di questo anno accademico. 

Noi per non avevamo Colin Firth, mannaggia. 

Naturalmente, essendo la cena di impronta tradizionale anglosassone, l'unico mio contributo è stato l'Instagram: tavola addobbata, mini albero di Natale e fairy lights a pioggia. Successone.
Tovaglioli di carta perché restiamo umili.

M.