sabato 24 settembre 2016

Discovery of the week: Master Art Students


In questi giorni di rientro nella realtà più noiosa e quotidiana, sto godendo degli ultimi istanti di libertà per fare quelle cose che so mi mancheranno durante i periodi di studio affogati nella tesi e nelle deadlines mensili (o settimanali). Camminare nel sole, girare per i negozi più dislocati e nascosti e scoprire. Essenzialmente scoprire. Ieri è stata la volta degli studenti di arte.

A Plymouth, infatti, non c'è solo la mia università ma anche l'indipendente Plymouth College of Art. Qui, si aggira sempre una fauna molto colorita e curiosa, tipica delle scuole d'arte (uno di quegli stereotipi un po' veri). Dalle fashionista più incallite ai punkettoni desiderosi di esprimersi, non nascondo di essere sempre stata un po' pregiudiziosa nei confronti delle mostre degli studenti d'arte e delle loro creazioni. Forse, anzi, quasi certamente, plagiata da quell'aura di superiorità di cui si contornano gli studenti delle accademie d'arte della mia città, con abiti improbabili e quell'aria da "ma che ne sai tu, oh comune mortale". 

Nonostante questo però, sono sempre aperta a ricredermi, a darmi della scema e contraddirmi, così, con spirito critico ma aperto, ho accettato l'invito alla Master Students' Exhibition a cui partecipava una mia amica. E mai scelta è risultata migliore. L'esposizione comprendeva installazioni di più studenti (circa una decina) e nessuna creazione era accomunata alle altre. Nonostante questo però, le opere erano unite da un forte senso di personalità, con installazioni che esprimevano chiaramente gli intenti degli artisti e risultavano davvero come i frutti di un lavoro studiato. Niente era casuale. Dal design grafico, al concetto di cibo come opera d'arte e frutto di studio e conoscenza, dalle fotografie di una costumista eccellente all'elaborazione dei pensieri come melodia o pezzi di un puzzle. Posso dire fieramente di essere rimasta molto colpita e di aver apprezzato, per questo ho deciso di parlarne, per questo ho voluto condividere. 

In caso di interesse maggiore il mio Instagram è sempre aperto e sul Sito del College potrete trovare i dettagli.


Ashley Turner's graphic design la trovate qui


Jennifer-Anne Crowter's details


Simona Bonomo's food culture (ha un bellissimo blog anche lei)


Carri Keill's dresses and pics


Tim Gundry's drone adventures

venerdì 23 settembre 2016

C'era una volta Parigi - Part 2.

La riscoperta è continuata per altri 4 giorni, per i quali, per il nostro bene fisico, i ritmi sono stati rallentati, e le camminate sostituite da viaggi in metro e in bus, con mio grande dispiacere. 

DAY 3

Con la finta promessa che ci fosse poco da camminare, il terzo giorno ho portato la mia metà, novizia in campo parigino, a Montmartre. Troppo affollato. Troppo piccolo. Colorato e affascinante, il quartiere ci ha accolti con i classici artisti di strada e stupiti per i tanti e bellissimi graffiti del circondario. I disegni colorati facevano da anteprima alla basilica del Sacre Coeur, l'occhio vigile sulla città. Con il sorriso sulle labbra siamo rimasti un po' in contemplazione, per poi ridiscendere verso il centro città. La via del ritorno ha attraversato il quartiere di Pigalle e di nuovo Les Halles. Non potevo non portare i miei saluti al Moulin Rouge.



DAY 4

Potrebbe anche essere definita cometa giornata della sfiga massima. Stanchi delle troppe camminate abbiamo programmato la giornata all' Ile de la Cité e dintorni, andando a visitare la Cattedrale, il quartiere di Les Marais e il quartiere degli immigrati e la Sorbonne dall'altro lato. Purtroppo la giornata è stata funestata dal furto del mio portafoglio, quindi, oltre che monumenti e café, abbiamo avuto opportunità di visitare anche un commissariato della gendarmerie. Che fortuna. 
Fortunatamente, però tutta la sciagura è arrivata dopo la sosta al caffe di Shakespeare and Company: un caffè e una libreria fornita di titoli vecchi e nuovi in cui mi sono sentita una bambina a Natale.
























DAY 5

Il giorno successivo è stato il fatidico giorno del Louvre, una sfiancante passeggiata tra i lavori di Da Vinci, Delacroix e troppi altri artisti che mi hanno fatta quasi commuovere. Usciti da lì, rimbambiti dall'arte e la cultura siamo andati a rinvigorire il cervello a Montparnasse, in cui, consigliati siamo andati a mangiare una gallette (crêpe salata) nella Crêperie de Josselin, francamente il posto più buono di Parigi per le crêpes. Ebbri di cibo e sidro dolce abbiamo terminato il lunghissimo giro nei Jardin du Luxembourg. Qui, in una scena quasi da film ci siamo ritrovati tra bambini che facevano andare barchette nel lago e vecchietti mano nella mano. 











DAY 6



In giorno precedente alla partenza, per concludere in bellezza, le mie preghiere sono state accolte e sono stata portata nel mio vero luogo di appartenenza: Disneyland Paris. Poco c'è da dire, tra una coronino e una foto con Ariel il viaggio si è concluso nel migliore dei modi, con una vagonata di stanchezza e di bellissimi e rinnovati ricordi di una delle città più belle del Mondo. Perché dopotutto anche Anastasia diceva che Parigi avesse la chiave del cuor.






C'era una volta Parigi - Part 1.


Ho fatto passare decisamente troppo tempo dall'ultimo post, ma troppe cose sono successe e troppe cose bollono in pentola. Inoltre, i recenti infausti fatti di cronaca mi hanno spinta a stare lontana da questo blog, mia creatura, ma pur sempre punto di raccolta di frivolezze. Non ho ritenuto opportuno spargere brillantini su un Mondo che piangeva.

Agosto è volato e, con la valigia in mano, ho passato il mese intero a rimbalzare da un angolo all'altro della cartina geografica. Il mare ha lasciato il posto alla Torre Eiffel, Montmartre alle Alpi. Ho così tanto materiale da poter aprire altri 3 blog e scrivere un libro. E mi avanzerebbe spazio per un album di figurine. Quest'anno, visto che la Francia era un posto estremamente tranquillo e sicuro secondo i media nazionali ed internazionali, che fai, non rischi tutto e vai a Parigi? È vero, non si può smettere di vivere, è vero, non possiamo farci spaventare. Vero è anche però che ogni viaggio in metro era accompagnato da un lieve senso di nausea e sospetto per me, di cui mi vergogno, di cui mi dispiaccio. Detto questo però, proprio perché l'ansia non vincesse, il 1° Agosto io e la mia dolce metà ci siamo armati di micro bagagli e siamo volati nella terra dei Croissant.

Principale nota negativa: avendo comunque un grado di paura piuttosto elevato, abbiamo visitato per lo più le zone turistiche, riempite di omini in tuta mimetica e mitra che, purtroppo, ti mettono addosso un pochino più di sicurezza.

Principale nota positiva: anche nelle zone turistiche si può scoprire qualche novità e Parigi, da qualunque angolazione la si guardi, è così affascinante che non serve sforzarsi granché.



E così dopo un viaggio lampo Pisa-Paris Orly, siamo sbarcati in una grigia Parigi, non piovosa ma neanche troppo estiva. Abbiamo alloggiato all'hotel Villa Brunel, un tipico albergo parigino, tutto in verticale, con stanze piccole ma pulite, accoglienti e funzionali, i balconcini con i gerani rossi e la ringhiera in ferro battuto. Tutto ciò che serve per chi, come me in viaggio, marcia 20 km al giorno per non perdersi neanche una Brasserie all'angolo della strada (con profondo odio da parte del mio fidanzato).

DAY 1


   



















Il primo giorno si è aperto alla grande con una "passeggiata"  lungo gli Champs Elysée, sui quali tra una vetrina e un caffè abbiamo trovato il Grand Palais e il Petit Palais. Prima sorpresa, dato che non li avevo mai sentiti nominare. Nel Petit Palais - Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris, ci siamo trovati immersi in un'esposizione gratuita di una serie enorme di quadri e sculture. Carino, interessante e inusuale rispetto ai più classici Orangérie, Musée du Louvre et Musée d'Orsay. Tra scalinate geometricamente perfette, quadri e architettura tipicamente francese la visita è stata un piacevole break dalla scarpinata fatta fino a quel momento. La giornata è continuata sotto una pioggia inspiegabilmente gelida fino al quartiere di Les Halles, tra un hamburger e la vista della facciata del Louvre, per concludersi con una visita alle Galerìes Lafayette, inutile un po' coma Harrods, ma sempre incantevole. 





 


















DAY 2 
Pene-Porta alert.
Il secondo giorno non ci ha demoralizzato, nonostante il tempo fosse ancora piuttosto umidiccio e i polpacci gridassero dai crampi. Questo, però non è bastato a fermarci e da eroi, abbiamo deciso di andare a fare un saluto alla Tour Eiffel. La camminata è stata un tuffo nel Mondo, poiché la strada si diramava nel quartiere delle ambasciate. Arrivati al colosso di ferro le foto si sono sprecate e l'atmosfera ha contribuito ha farci dimenticare i troppi turisti asiatici troppo impegnati a saltarti sui piedi per fare le foto per accorgersi della tua presenza. 
FUN FACT: una volta lasciata la Torre, ci siamo fermati per il pranzo in una tipica locanda, lontana di turisti. Una volta finito, abbiamo visto un bellissimo portone sotto il quale mi sono fatta fotografare come una blogger seria. Morale della favola: il portone era scolpito con la forma di un pene gigante e né io, né il mio fotografo ce ne siamo accorti. Quindi adesso posso andare very proud di una voto con una Pene-Porta!



Dopo altri 8000 km, abbiamo fatto la pazzia, anzi, le pazzie. Con le gambe distrutte ci siamo diretti al Musèe de l'Orangérie prima e d'Orsay poi. La fatica è stata tale che la sera siamo caduti come veri eroi alle 10 di sera, dopo una puntata di "Stranger Things" (CHE, PER LA CRONACA, BATTE TUTTO).


Inutile dire che con questi primi due giorni ho mandato in tilt il conta-passi, che non mi riconosceva più.